Ci vuole un fisico bestiale

«Ci vuole un fisico speciale
per fare quello che ti pare
perché di solito a nessuno
vai bene così come sei

Tu che cercavi comprensione sai
ti trovi lì in competizione sai

Ci vuole un fisico bestiale
per resistere agli urti della vita
a quel che leggi sul giornale
e certe volte anche alla sfiga

Ci vuole un fisico bestiale sai, speciale sai
anche per bere e per fumare

Ci vuole un fisico bestiale
perché siamo sempre ad un incrocio
sinistra, destra oppure dritto
il fatto è che è sempre un rischio

Ci vuole un attimo di pace
di fare quello che ci piace

E come dicono i proverbi
e lo dice anche mio zio
mente sana in corpo sano
e adesso son convinto anch’io

Ci vuole molto allenamento
per stare dritti controvento

Ci vuole un fisico bestiale
per stare nel mondo dei grandi
e poi trovarsi a certe cene
con tipi furbi ed arroganti

Ci vuole un fisico bestiale sai, speciale sai
può anche fare molto male sai

Ci vuole un fisico bestiale
il mondo è un grande ospedale
e siamo tutti un po’ malati
ma siamo anche un po’ dottori

E siamo tutti molto ignoranti sai
ma siamo anche un po’ insegnanti sai

Ci vuole un fisico bestiale
perché siam barche in mezzo al mare»

Luca Carboni, «Ci vuole un fisico bestiale», dall’album «Carboni», 1992

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Grado, luglio 2018
© Donata Cucchi

Gli angeli

«Essi sono, sempre, anche altrove; la loro mente, i loro talenti e le loro aspirazioni appartengono in larga misura, appunto, all’Aldilà, a quel versante dell’universo, cioè, in cui tempo e spazio hanno altre leggi, e l’intuizione corre più rapida e fa scoprire cose strane. A un certo punto della loro vita i La’awiyah potranno, per esempio, accorgersi tutt’a un tratto di sapere cose che non hanno mai imparato, o di ricordare avvenimenti che non hanno vissuto» (Igor Sibaldi).

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Grado, luglio 2018
© Donata Cucchi