Riaprire

Il progetto fotografico #MariAperti… si è riaperto.

Quest’estate si sono spalancati davanti a me gli abissi delle basse maree di Bretagna e Normandia, spazi di impermanenza, cicli di vuoti e pieni spaventosi e bellissimi, dove il mare si ritira per lasciare posto a una distesa di sabbia che imita il deserto – a un incantevole inganno.

Ho avuto l’impulso di ricominciare a raccontare quella dimensione con gli strumenti della mia fotografia, che negli anni è diventata ancora più rarefatta.

«Nascondono segreti», dal progetto #MariAperti
Mont Saint-Michel, France.
Agosto 2023
© Donata Cucchi

Credevo

È uscita adesso un’intervista, risalente a metà maggio, a proposito della mia foto vincitrice del contest Letizia Battaglia – Persone.
Alla fine di maggio, la persona che avevo fotografato – un uomo raro per verità e umanità – ha perso la vita in montagna.

Ora questo articolo mi lascia smarrita, tanto più che inizia con la frase di Nan Goldin che tanto mi è di ispirazione: «Credevo che non avrei perso nessuno, se lo avessi fotografato».

#contestletiziabattaglia #persone

letiziabattaglia

In un momento così duro per il mio Paese e le persone che ho intorno, mi prendo tutta la gioia che posso dall’essere tra i tre vincitori, insieme a Ornella Mazzola e Marco Milesi, del #contestletiziabattaglia #persone.

Ringrazio la giuria, composta da Letizia Battaglia, Francesca Alfano Miglietti e Denis Curti.

Qui l’annuncio su The Mammoth Reflex

Questa è un’immagine del 2018, scattata alla fine di una sessione di pratica teatrale, in un luogo straordinario nelle campagne di Gubbio, in agosto. Lui è Pier Paolo, un mio compagno d’arte. Questa immagine l’ho chiamata «il Messaggero», perché quella mattina lui andava ripetendo la parte del messaggero ne Le Fenicie di Euripide («Capaneo. Come faccio a spiegarti cosa ha fatto Capaneo?»). Pier Paolo è una persona molto facile da fotografare, un volto cinematografico, neorealista, raro in questi tempi vanesi. Ma non fotografai solo lui quel giorno e posso dire che tutti i ritratti che scattai quella mattina emanano qualcosa di puro.

Parte dell’attenzione che richiede questa arte è nel guardare, nel riconoscere e nell’aspettare. Aspettare che i tempi siano saturi, portatori, fecondi. E provare allora a restituire.

Sono felice di questo riconoscimento, perché mi conferma su una strada che non è reportage e non è estetizzazione della figura umana, ma è ricerca di una bellezza nuda e sincera, che per me coincide con il senso dell’arte.

È il momento di reinventare

Se il 2018 è stato l’anno della rivolta, il 2019 dovrà essere l’anno in cui ci rendiamo conto che dobbiamo cambiare il nostro modo di fare business, dice Sunita Narain, ambientalista indiana tra le più influenti a livello mondiale. Dal numero 16 de «La ricerca», “Pianeta Scuola”.

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«The ocean, over there», dal progetto #MariAperti
Sandwich Harbour, Namibia, 2009
© Donata Cucchi

Sorelle e fratelli, un progetto fotografico

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Dal dicembre del 2017 ho iniziato a fotografare sorelle e fratelli di sangue, perché, tra i legami familiari, mi sembra quello più complesso e delicato. I fratelli e le sorelle possono diventare, nel tempo, anche persone assai distanti. Tuttavia, a unirli c’è l’esperienza di una prospettiva comune – buttati dalla stessa parte della barricata nel tempo arduo dell’infanzia – e queste fondamenta condivise non possono mai essere dimenticate.
Dal punto di vista artistico, che da adulti sorelle e fratelli non siano in genere più abituati all’auto rappresentazione mi sembrava una fortuna. Mi faceva sperare che la mia macchina fotografica potesse cogliere l’emersione sincera della loro relazione, e non la sua forma.

Bianca e Lucia.
Bologna, settembre 2018
© Donata Cucchi