Si dice che se sogni una bambina sogni te stessa.
E se fotografi un albero di luci e penombre, sottile e resistente, pieno di capelli?
«autunno, autoritratto». Bologna, Italia. 2016
Non so cosa fa l'arte alle persone che la guardano, ma salva quelle che la fanno, Maurizio Cattelan (da «33 artisti in 3 atti», Sarah Thorton, Feltrinelli 2015)
Si dice che se sogni una bambina sogni te stessa.
E se fotografi un albero di luci e penombre, sottile e resistente, pieno di capelli?
«autunno, autoritratto». Bologna, Italia. 2016
Mentre MariAperti si lascia dietro un riverbero di telefonate, sorrisi e stampe richieste, io festeggio tra me e me la fine di questo bel progetto, ciò che mi ha insegnato, la bellezza che ho visto passare dalle opere a chi le ha cercate, apprezzate, sentite.
(E intanto, per caso, una sera di queste nasce l’idea per un progetto nuovo – “che cossè l’amor” si chiamerà – dove l’amore sarà incarnato da due inseparabili poltroncine da cinema e avrà molto a che fare con l’evocazione della sua mancanza).
«Ti ho venduto una foto, spero non ti dispiaccia».
«Ah!»
«Stamattima, è venuto un signore, gli piaceva e se l’è portata via».
«Quale?»
«Quella dietro l’angolo».
Cioè questa:
«Mari Aperti». Wasteland, Namibia (2009).
E fu così che, con l’acquisto di «Mari Aperti», si concluse la mostra MariAperti, in una pallida fredda luminosa giornata di ottobre.
Tanti sguardi in mare aperto.
«Perspective». Wasteland, Namibia (2009).