«l’arte accade, come la vita»

Nel romanzo «Kassel non invita alla logica» l’autore, Enrique Vila-Matas, racconta della sua bizzarra esperienza a Documenta, la mostra d’arte contemporanea che si tiene ogni cinque anni a Kassel. Convinto a partecipare dalle affascinanti curatrici e dalle loro altrettanto affascinanti assistenti, il suo contributo dovrebbe consistere nel sedere ogni giorno al tavolo di un ristorante cinese a scrivere, cioè a rappresentare quell’opera d’arte che è l’essere uno scrittore. La cosa gli riesce il giusto, anzi direi per nulla, ma poco importa. Nei giorni stralunati di quell’estate 2012 (c’ero anch’io in realtà, quell’anno, a Kassel, stordita come il più dilettante dei visitatori!) Vila-Matas scopre un po’ di cose sull’arte, ma, soprattutto, che l’arte non è una cosa: «l’arte» piuttosto «accade, come la vita».

Io non sono Vila-Matas e Bologna, dal canto suo, non è Kassel (tra l’altro, per fortuna). Però anch’io, un giorno sì e l’altro pure, sarò probabilmente seduta al tavolino di un ristorante, diciamo all’Estravagario di via Mascarella, a rappresentare l’artista-di-fianco-alle-sue-opere. Artista felice, più di Vila-Matas nella stessa situazione.