Fissate su cartone, un filo di spago le aggrappa, sul muro, ai chiodi.
Bello sarebbe stato su quel cartone scrivere, con una matita grassa, quello che delle opere resta da dire: il loro nome (ce l’hanno); il luogo di scatto, l’anno; le dimensioni; il costo; insomma, le didascalie. Però non so disegnare – il che si porta anche, in un certo senso, l’assenza di una calligrafia bilanciata, armoniosa, da riprorre su ogni pezzo uguale.