Continuo a fotografare la cima degli alberi, i rami, le foglie, la parte alta del tronco.
E della donna (cioè di me) il busto, i capelli, le mani. Le radici, mie e degli alberi, non mi chiamano, per ora.
Dell’albero osservo ammirata l’estensione, il tendere al cielo, le aspirazioni di luce.
Di me amo i capelli che chiamano e nascondono, le mani che proteggono, la libertà di chiudere e aprire. Più l’ombra, forse, della luce.