La mia Socia sembra una scienziata fotografata al MIT.
Invece è un medico avventuroso al parco del Cavaticcio.

Bologna, novembre 2020
© Donata Cucchi
Non so cosa fa l'arte alle persone che la guardano, ma salva quelle che la fanno, Maurizio Cattelan (da «33 artisti in 3 atti», Sarah Thorton, Feltrinelli 2015)
La mia Socia sembra una scienziata fotografata al MIT.
Invece è un medico avventuroso al parco del Cavaticcio.
È uscita adesso un’intervista, risalente a metà maggio, a proposito della mia foto vincitrice del contest Letizia Battaglia – Persone.
Alla fine di maggio, la persona che avevo fotografato – un uomo raro per verità e umanità – ha perso la vita in montagna.
Ora questo articolo mi lascia smarrita, tanto più che inizia con la frase di Nan Goldin che tanto mi è di ispirazione: «Credevo che non avrei perso nessuno, se lo avessi fotografato».
In un momento così duro per il mio Paese e le persone che ho intorno, mi prendo tutta la gioia che posso dall’essere tra i tre vincitori, insieme a Ornella Mazzola e Marco Milesi, del #contestletiziabattaglia #persone.
Ringrazio la giuria, composta da Letizia Battaglia, Francesca Alfano Miglietti e Denis Curti.
Qui l’annuncio su The Mammoth Reflex
Questa è un’immagine del 2018, scattata alla fine di una sessione di pratica teatrale, in un luogo straordinario nelle campagne di Gubbio, in agosto. Lui è Pier Paolo, un mio compagno d’arte. Questa immagine l’ho chiamata «il Messaggero», perché quella mattina lui andava ripetendo la parte del messaggero ne Le Fenicie di Euripide («Capaneo. Come faccio a spiegarti cosa ha fatto Capaneo?»). Pier Paolo è una persona molto facile da fotografare, un volto cinematografico, neorealista, raro in questi tempi vanesi. Ma non fotografai solo lui quel giorno e posso dire che tutti i ritratti che scattai quella mattina emanano qualcosa di puro.
Parte dell’attenzione che richiede questa arte è nel guardare, nel riconoscere e nell’aspettare. Aspettare che i tempi siano saturi, portatori, fecondi. E provare allora a restituire.
Sono felice di questo riconoscimento, perché mi conferma su una strada che non è reportage e non è estetizzazione della figura umana, ma è ricerca di una bellezza nuda e sincera, che per me coincide con il senso dell’arte.
Praia do Camilo, Lagos.
Algarve, Portugal, agosto 2019
© Donata Cucchi
Praia do Camilo, Lagos.
Algarve, Portugal, agosto 2019
© Donata Cucchi
Praia do Camilo, Lagos.
Algarve, Portugal, agosto 2019
© Donata Cucchi
Questo ulivo si chiama Delfi.
Bologna, settembre 2019
© Donata Cucchi
Al contrario di ciò che può suggerire l’atmosfera apollinea della foto, era una stagione della mia vita un po’ folle (ma non in senso buono).
Ora l’immagine accompagna le belle poesie di Claudio Damiani su La Ricerca #16.
Sono orgogliosa di queste mie creature che si muovono per la loro strada e che sono così migliori di me.
Se il 2018 è stato l’anno della rivolta, il 2019 dovrà essere l’anno in cui ci rendiamo conto che dobbiamo cambiare il nostro modo di fare business, dice Sunita Narain, ambientalista indiana tra le più influenti a livello mondiale. Dal numero 16 de «La ricerca», “Pianeta Scuola”.
«The ocean, over there», dal progetto #MariAperti
Sandwich Harbour, Namibia, 2009
© Donata Cucchi
Il numero di maggio de La ricerca è dedicato ad ambiente e sostenibilità.
E io sono ben felice di aver partecipato con i miei scatti fotografici, che accompagnano la rivista in tutto il suo percorso.
Scaricabile online.